Deserto digitale Deserto digitale è una composizione coreografica dedicata alla rivoluzionaria ricerca
musicale di Edgard Varèse basata sulla spazializzazione e l'organizzazione tridimensionale del suono.
Ispirata all'opera musicale
Déserts (1954), lo spettacolo presenta un ambiente bianco, asettico e misurato
che accoglie un'immaginario paesaggistico capace di rivelare il deserto inteso come territorio sconfinato, disabitato e condizione esistenziale.
Un'atmosfera irreale e psichica, suoni gloriosi, interpolazioni di nastri magnetici, colori miscelati e figure
viaggiatrici compongono un rituale visivo e onirico conteso tra sospensione, violenza e catarsi per generare
un atlante figurativo che mette in luce progressivamente la natura introspettiva dell'animo umano.
"Se ti dico la parola deserto, cosa vedono i tuoi occhi?"
Questa domanda conduce il nostro sguardo in un viaggio sensoriale, conturbante e viscerale che, scandagliando
le diverse forme di deserto, diventa lente d'ingrandimento per portare alla luce un universo caleidoscopico in costante cortocircuito.
Deserto digitale, nella sua accezione di spazio immenso eppure tascabile, fluido e immateriale,
apre una breccia nella desolata condizione umana raccontando la rivolta silenziosa delle emozioni
latenti per la sopravvivenza dell'individuo.
"Dai paesaggi installativi, alle stratificazioni dell'architettura ossea, alla ricerca sul sistema planetario.
In Deserto digitale
(Premio Equilibrio 2018, visto a FOG Triennale Milano) troviamo tutti gli elementi della poetica
coreografica di Nicola Galli, mente fertile e sollecita a continue sperimentazioni, e qui con la recente predilezione della musica di Edgard Varèse.
[...] Enormi lenti colorate, liturgicamente manovrate e sovrapposte, creano una scala cromatica e fungono
pure da schermo per immagini di organismi viventi e per giochi d'ombra.
Il viaggio sensoriale e onirico che tutto lo spettacolo suscita - col bellissimo inizio di un Lied che evoca
'un grande sonno nero' - vede scorrere posture metamorfiche da rettile e pennuto insieme;
lotte marziali con lunghe aste, assoli e duetti sincronici col pulsare timbrico della musica;
esplorazioni di astronauta e ricognizioni corporali con sonde nella cavità orale; un corpo nudo,
che è pianta rampicante o crisalide, uscire da un carrello d'acciaio.
Molte altre le sequenze a evocare non più un deserto sconfinato ma un mondo vegetale, animale e umano fecondo di vita."
Giuseppe Distefano [ Danza&Danza Magazine - 09/2019 ]