Deserto tattile è una riflessione sulle forme della solitudine e sul deserto inteso come spazio sconfinato e condizione esistenziale;
é un'indagine sulla memoria del corpo, sull'esperienza aptica e sul profondo rapporto tra sguardo, gesto e tattilità quali elementi per entrare
in contatto con il mondo e cogliere l'intangibile.
Sulla soglia di un velo lattiginoso un abisso di luoghi del corpo e del mondo vengono rivelati e celati attraverso un gioco di contrazioni ed
espansioni che dissolve le definizioni di limite e distanza. Gesto, luce e suono si condensano dando vita a miraggi sensoriali in cui smarrirsi
e incontrare figure viaggiatrici solitarie impegnate a sondare, ascoltare, guardare, spingere, scuotere, lasciarsi accarezzare e toccare.
Deserto tattile è un viaggio conteso tra lontananza e prossimità, nitidezza e opacità, unione ed esclusione, capace di sospendere il ritmo del
quotidiano fino ad annullare la nostra percezione dello spazio-tempo.
"La silhouette di Nicola Galli si staglia su un telo, unico confine di uno spettacolo che non conosce gerarchie tra generi artistici.
I suoni di una natura totalizzante, lontana e allo stesso tempo pervasiva avvolge il pubblico, che inevitabilmente si perde in un continuo stimolo di colori e ritmo.
Il corpo del danzatore diventa un tutt’uno con la musica, da cui sembra quasi dipendere fino a diventarne parte integrante.
Su quello che sembra un tramonto infuocato, un’altra creatura – il danzatore Giulio Petrucci – si aggira nella solitudine di
questo palcoscenico che ha portato davanti ai nostri occhi l’intera esistenza: dall’alba iniziale, fino agli abissi di quelli che sembrano
gli oceani più profondi. Si incontrano, si nascondono uno dall’altro, si difendono e infine si studiano fino a riscoprirsi nelle proprie diversità, a
imitarsi in un ballo a due, in movimenti che si accompagnano e si sintonizzano in questa immensità desertica dell’esistenza moderna."
Erica Baglio [ www.exibart.com - 09/2024 ]
"Scena brumosa per Deserto Tattile di Nicola Galli, danzatore di rara plasticità, in scena ad accompagnare lo spettatore in un viaggio emozionale
e fisico condotto dentro uno spazio volumetrico scuro fuori dal tempo. Il tatto qui è una ricerca personale di conquista ‘alla cieca’ di presenze ‘altre’.
Creatura nuda dalle forme in definizione, Galli di profilo o di spalle con lento incedere e in costante metamorfosi attraversa, esplorando,
il palco avvolto in un ambiente sonoro penetrante. Il tocco è di pelle con gli oggetti che incontra, ma anche di luce: bagliori e neon
fatti roteare come lazzi e lanciati dietro al fondale rivelano la presenza di un’altra creatura in questo deserto."
Maria Luisa Buzzi [ Danza&Danza Magazine - 11/2024 ]